n[ever]land è l'occasione per indagare se, come e quanto le nuove tecnologie siano in grado di incontrare le moderne arti visive così come le più antiche arti di palcoscenico, l'editoria tradizionale o la mobilissima comunicazione on line, nella ricerca di un'armonia possibile tra necessità produttive e spinte creative: n[ever]land, quindi, come l'isola-che-non-c'è dove poter riscrivere le regole del gioco.
giovedì 13 gennaio 2011
TV show in Afghanistan focuses on abuse
Una maschera. Per difendersi e denunciare. Metà è bianca, simbolo di innocenza. L’altra parte azzurra, il colore dell’oppressione (e del burqa). La indossano in Afghanistan le donne protagoniste di «Niqab» (che in afghano significa «maschera»), un reality show della televisione di Kabul in onda in questi giorni. La maschera, il «niqab», protegge le donne mentre liberano il loro animo raccontando le umiliazioni subite. Sullo schermo compaiono figlie e mogli, sorelle e madri. Che raccontano di abusi e stupri. E denunciano di essere state comprate e vendute come bestie.
«Avevo così tanti sogni per la mia vita, ma non appena l’ho visto sono scomparsi tutti», racconta Saraya. Che ricorda così il momento in cui suo padre la obbligò, a 15 anni, a sposare un noto stupratore di 58 anni e con diversi precedenti penali.
La trasmissione è stata ideata dal regista Sami Mahdi, di 28 anni. Che spiega: «Non sono sicuro di riuscire a fare qualcosa per le vittime: penso siano destinate a subire in eterno. Ma possiamo usare le esperienze di queste persone come esempi da mostrare alla gente. E credo che ciò possa produrre qualche cambiamento nella vita delle donne. Sono anche convinto che ciò possa cambiare la mentalità degli uomini».
Il video della tv afghana è stato trasmesso anche dalla Cnn.
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